Le Giornate di lavoro a cavallo col bestiame costituiscono il fiore all’occhiello de La Forra e sono un po’ il sogno realizzato di Ernesto, proprietario e deus ex machina de La Forra e Silver Massarenti, cavaliere di livello europeo di equitazione classica e monta da lavoro.
Ernesto è fiorentino, innamorato pazzo della tradizione dei butteri e delle loro tecniche tradizionali di allevamento della vacca maremmana, tanto che la Maremma e i suoi butteri l’hanno accettato come uno di loro.
Alla Forra, meravigliosa azienda agrituristica al confine tra Chianti e Valdarno, Ernesto gestisce da decenni un allevamento tradizionale di vacche maremmane, che quotidianamente governa insieme con i butteri dell’associazione Dimensione Maremma, che per tanti anni ha fatto conoscere questa eccezionale tradizione italiana in tutta Europa e nel mondo.
Silver ha una passione folle per i cavalli e per l’equitazione. È uno dei cavalieri e addestratori di equitazione classica e monta da lavoro più importanti d’Europa. E questa gigantesca passione include il governo del bestiame a cavallo, appreso sin da ragazzo tra le mandrie del delta del Po e perfezionato poi durante i lunghi soggiorni in Spagna.
Il loro sogno, dicevamo, era di dare a tutti la possibilità di apprendere e sperimentare le tecniche di lavoro dei butteri, dando vita ai Tre giorni da butteri de La Forra. Rispetto ad altre esperienze– dove tu guardi e loro fanno – qui il concetto è diverso: l’obbiettivo di Ernesto è quello di far vivere ai partecipanti un’immersione nel lavoro col bestiame e con le tecniche dei butteri.
Per realizzarlo, Ernesto ha chiesto a Silver Massarenti di occuparsi della direzione e supervisione tecnica. Silver non è lì per insegnare, perché le Giornate non sono un corso, ma un’esperienza. Silver è lì, mi si passi la definizione, per far funzionare le cose dal punto di vista equestre. All’inizio sceglie il cavallo giusto per ciascun cavaliere e provvede a mettere i binomi a loro agio, finché tutti si sentono distesi e sicuri. Durante il lavoro, poi, Silver valuta la situazione e determina l’approccio più sicuro in base all’umore del bestiame e al livello del gruppo. Se – come capita – sorge qualche difficoltà, si prende il binomio due minuti da parte e, in mezzo a un prato o al bosco, risolve il problema.
Il lavoro vero e proprio è coordinato di norma da Ernesto, che determina le attività da svolgere e assegna i compiti individuali.
Il primo giorno, dopo che tutti hanno trovato un po’ di armonia col loro cavallo, si esce dal campo e ci si dirige verso un’area di pascolo e bosco vicina, di dimensioni più contenute, dove si inizia con i rudimenti: come si procede tutti su una linea per radunare il bestiame, come lo si sposta per giungere ad un pascolo delimitato da recinti e con al centro una gigantesca arena in sabbia.
Qui, con l’aiuto di Ernesto, Silver e dei butteri, si prova a condurre la piccola mandria sperimentando i movimenti a cavallo e il loro effetto sui bovini. Si tratta di movimenti lenti, dolci, attenti: in Maremma, infatti, non ci sono chilometri quadrati di prateria e se le bestie si spaventano e scappano, occorrono giorni per recuperarle nei boschi! Questa “lentezza” rende l’esperienza alla portata di qualunque cavaliere governi sufficientemente le tre andature. Ciò detto, bravi o scarsi che si sia, all’inizio le vacche, ma soprattutto manze e vitelli, si fanno beffe dell’impacciata conduzione dei principianti.
Oltre alla conduzione, l’altra attività fondamentale è lo sbrancamento: ciascun partecipante a turno deve separare un animale dalla mandria e condurlo in un recinto a parte. Qui si vede un po’ di tutto, con cavalieri frustrati che inseguono vitelli del tutto disinteressati alle loro indicazioni…
Piano piano, però, le cose iniziano a funzionare ma è già tempo di rientrare all’agriturismo, pronti per la sfida in campo aperto del secondo giorno.
Questo non prima di aver cenato tutti insieme stanchi, allegri e soddisfatti per la magnifica giornata, godendo della qualità dell’accoglienza a La Forra.
La Forra è uno splendido agriturismo adagiato su un colle del Chianti dove si incontrano le province di Arezzo, Siena e Firenze, frequentato da una clientela internazionale. Senza alcuna concessione al tipico pacchiano, il complesso è ristrutturato filologicamente, rispettando materiali e colori tradizionali ed è molto confortevole. Offre una ventina tra stanze, appartamenti anche di grandi dimensioni e – per chi può e vuole – persino un intero podere con svariate camere e piscina privata. Altre due piscine sono a disposizione di tutti gli ospiti.
Mentre l’accoglienza è gestita dalla sorridente Patrizia, il ristorante è curato da Carolina, la moglie di Ernesto – e valorizza al meglio i prodotti dell’azienda e del territorio circostante, unendo la ricchissima tradizione Toscana a una cucina moderna e aperta alle innovazioni, capitanata dallo chef Toni. Così, a una panzanella che sembra fatta dalla nonna, può fare seguito un petto d’anatra cotto a bassa temperatura con chips fatte a mano (buonissimo).
La cena è annaffiata da ottimi vini e da molte chiacchiere tra i partecipanti all’avventura. Tra commenti alla giornata, ricordi e aneddoti si fa spesso anche troppo tardi. Perché la mattina dopo, presto, ci si sposta dove risiede il grosso del bestiame de La Forra. Un appezzamento collinare di oltre trenta ettari di pascolo, macchia e bosco dove vivono bradi una mandria consistente di vacche maremmane (toro incluso) e un piccolo branco di fattrici e puledri maremmani e lusitani.
Qui si fa sul serio, per le maggiori difficoltà e anche perché quasi sempre i partecipanti debbono provvedere a compiere lavori effettivamente necessari: può essere lo sbrancamento di un animale che necessita una visita veterinaria, oppure il caricamento sul trailer di un puledro avviato all’addestramento. Il lavoro di raccolta e conduzione, fatto in campo aperto e su bestiame brado, si rivela un’altra cosa rispetto alle prove del giorno prima. Per quanto i partecipanti siano più consapevoli, le vacche tendono a scappare un po’ in ogni direzione e, spesso, si rifugiano nel folto del bosco, da dove bisogna stanarle a piedi.
Così va via tutta la mattina. Ci si ferma per mangiare all’ombra della tettoia appositamente predisposta: antipasto di salumi e formaggi toscani divini, accompagnati dal tipico pane sciapo e dal sempre ottimo vino seguito da una grigliata mista fatta sul posto dallo chef con le carni locali: una delizia. Se c’è maltempo o troppo caldo, si rientra invece al ristorante dell’agriturismo.
Nel tardo pomeriggio ci si rimette al lavoro per radunare i cavalli, che sono ovviamente molto più reattivi e veloci delle vacche, ma anche molti meno. Per fortuna, perché si muovono veloci e sincronizzati come un branco di sardine e, malgrado l’allenamento fatto con le vacche, i partecipanti impiegano un po’ di tempo per adattarsi alla nuova sfida. Così si va avanti fino a sera.
Al rientro in agriturismo altra cena abbondante per cibo e chiacchiere; i più indefessi tirano tardi a chiacchierare con Silver e Ernesto di cavalli, cavalieri e butteri.
L’ultimo giorno si torna nell’appezzamento “piccolo” del primo giorno. Ernesto e i suoi collaboratori oggi spiegano cosa c’è da fare e lasciano che a organizzarsi e a farlo siano i partecipanti. Loro ci sono, ma sembrano indaffarati a fare altro, oppure si tengono un po’ in seconda linea.
E, ci si creda o no, in qualche modo la squadra di butteri novizi riesce a cavarsela. In soli tre giorni la magia della forra si ripete e ci sono altri sei cavalieri che iniziano a capire cosa significhi essere un buttero.